Jovanotti - Concerto per il Gran Sasso

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di Antonio Ranalli

Oltre 20 mila persone hanno assistito al concerto di Jovanotti a Isola del Gran Sasso (Teramo), promosso a sostegno del “No” al Terzo traforo del Gran Sasso. In scaletta tutti i maggiori successi.

Un concerto dal chiaro sapore ecologista, alimentato da tante polemiche, che però non hanno scalfito minimamente la qualità di uno dei migliori show dell’anno. Sintetizzare in poche righe un concerto di Jovanotti è cosa ardua, soprattutto se ci si trova in una cornice come quella di Isola del Grasso. L’evento, promossa dalla provincia di Teramo, in collaborazioni con quelle di Pescara e di Ascoli Piceno, unitamente ad una serie di altri Enti, strutture ed associazioni, ha radunato oltre 20 mila persone, che sono arrivati da un po’ tutte le parti per assistere all’evento. Non c’erano solo fans di Jovanotti, e questo lo si intuiva, vuoi per la natura della manifestazione, denominata una “Montagna di musica per l’acqua”, che ha radunato sul posto anche ambientalisti e tutti i sostenitori del “No” al Terzo traforo del Gran Sasso. Chi temeva incidenti è stato fortunatamente deluso. Jovanotti con la sua musica è riuscito nell’intento preciso di lanciare un chiaro messaggio in difesa del Terzo traforo del Gran Sasso, in barba a quanti speravano in gesti estremi da sbandierare il giorno dopo sulle prime pagine dei giornali. La giornata dell’artista si è aperta nel tardo pomeriggio con una conferenza stampa con i giornalisti, e alla presenza dei promotori dell’iniziativa, tra cui il presidente della provincia di Teramo, Claudio Ruffini, che è un po’ diventato l’uomo simbolo di questa battaglia contro il “No” al Terzo traforo del Gran Sasso. Le prime iniziative sono partite tutta dalla provincia da lui presieduta, ed è andato avanti nonostante l’arroganza del governo regionale abruzzese, che invece il Traforo lo vuole a tutti i costi. Come ha ribadito Jovanotti “così come è sbagliato violare una vita umana, è sbagliato violare la montagna”. In gioco c’è il rispetto della natura e la difesa della falda acquifera presente nel Gran Sasso, che fornisce acqua a tanti comuni abruzzesi, ed in un momento di siccità con questo rischia di diventare cosa più pericolosa. Poi arriva il concerto, e parafrasando un celebre album di Jovanotti parte la biografia di un festa annunciata. L’introduzione sancisce l’ingresso sul palco della super band composta dal fido Saturnino al basso, Pier Foschi alla batteria, Riccardo Onori alle chitarre, il talento Giovanni Allevi al pianoforte, e ancora Stefano Cecere (tastiere), le percussioni dirette da Ernestico e suonate da Peu Meurray e Boghan Costa. Quindi le coriste June Hamm, Lorraine Barnes e Paula Clarke e una formidabile sezione fiati, diretta da Marco Tamburini, composta da Dario Cecchini (sax e flauto), Luca Marianini (flicorno e tromba), Piero Odorici (sax alto e flauto) e Giuseppe Di Benedetto (trombone). Potrebbe essere al Lorenzo Jovanotti Big Band All’s Stars, tanto è forte il groove che esce dal primo pezzo in scaletta “Attaccami la spina”. L’artista sprizza energia da tutti i pori. “Sono contento di essere qui con la mia musica”, dice l’artista agli oltre 20 mila (ma c’è chi parla di oltre 30 mila, visto che autobus, macchine e persone continuavano ad arrivare nell’area allestita ad Isola del Gran Sasso), “per questa festa importante. Di fronte all’immobilità del Gran Sasso (che faceva da scenario all’evento, in quanto posto dietro il palco n.d.a.) noi ci muoviamo intorno”. Poi parte con “Ragazzo fortunato” e via via in rapida successione “Un uomo”, “Non mi annoio”, “La vita vale” e “Dal basso”, che viene per l’occasione miscelata con “Get-Up Stand Up” di Bob Marley. La festa è partita e nessuno ormai la può più fermare. Un vero concentrato di stili si miscela nell’area per far ballare, saltare e divertire un pubblico eterogeneo, che si è incontrato per un causa importante e ribadisce il suo “No” al terzo traforo del Gran Sasso anche “con i piedi, con le mani” come incita Jovanotti, in segno di movimento e di ritmo, nelle sue canzoni. I successi ci sono tutti e lo spettacolo non subisce momenti di calo, ma anzi è un crescendo continuo. “Piove”, “La mia casa” per poi passare al recente hit “Ti sposerò” molto apprezzato dal pubblico, in particolare da due anziani del posto, che l’artista fa salire e ballare sul palco, tanto che poi la signora ringrazierà e “benedirà” Jovanotti per questa magnifica serata. A dimostrazione che la musica di Lorenzo è intergenerazionale, e non conosce limiti e barriere. La scaletta prosegue con “Bella”, poi il pianista Giovanni Allevi realizza un’introduzione per “Albero di mele”, estratta dall’ultimo CD “Il quinto mondo”. Ancora un’atra breve intro, ed ecco subito la canzone più attesa del concerto: “Salvami”, che in questo contesto potrebbe essere l’inno della giornata. Il pubblico esplode, sullo sfondo del grande palco le luci illuminano a turno le parole “Salvami”, “Salvati”, “Salvaci” ed è il tripudio. Non contento dell’energia sin qui spesa Jovanotti regala al pubblico altre gemme: “Canzone d’amore esagerata”, “L’ombelico del mondo” (evergreen dei suoi spettacoli), e un bellissimo momento acustico con “La vita che verrà”. Siamo nella parte finale del concerto. L’artista ha speso molte energie, ma non lo da ha vedere. Lorenzo è una forza della natura sul palco, e dargli tutta quella carica potrebbe essere proprio il Gran Sasso che è dietro il suo palco. “Una tribù che balla”, Penso Positivo” e Penso Positivo” chiudono la scaletta ufficiale. L’artista si riposa appena un secondo, per riprendere subito con i bis. “Morirò d’amore”, “Serenata Rap”, e “Date al diavolo un bambino per cena”, fino a chiudere con “30 modi per salvare il mondo”. Un vero evento per il comune di Isola del Gran Sasso, solitamente abituato a ricevere sparsi fedeli per San Gabriele. Un vero evento per la musica italiana, forse il concerto dell’anno, dove musica e impegno sociale ancora una volta sono stati uniti in nome della difesa della natura. Non a caso Jovanotti è stato il primo artista ad aver vinto il “Tributo ad Augusto Daolio”, dedicato allo scomparso leader dei Nomadi e che ogni anno viene assegnato agli artisti impegnati nel sociale: a sette anni di distanza da quel premio Jovanotti dimostra non solo di esserselo pienamente meritato, ma di essere stato sempre coerente ai suoi principi e ai suoi valori.

Stefano Cecere
Stefano Cecere
Ricercatore, Sviluppatore, Educatore, Attivista, Umanista, Papà.

Ricerco, Sviluppo e Condivido nell’intersezione tra Giochi, Educazione, Tecnologie Digitali, Creatività, Filosofia Umanista per una Politica Progressista 2050. E papà 2x

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