Documento con i 9 Punti M5S a Draghi
Signor Presidente, la nostra Comunità, di fronte all’aggravarsi della condizione
economica di famiglie e imprese, di fronte all’aumento delle fasce vulnerabili della popolazione, di fronte all’impoverimento ormai evidente anche del ceto medio, si aspetta da Lei posizioni chiare e risolutive, in particolare sui seguenti temi.
Con riguardo al Reddito di cittadinanza, non possiamo più accettare di stare in una maggioranza che, in molte sue componenti, rivolge attacchi pretestuosi e strumentali a questo minimale sistema di protezione sociale, scagliandosi vergognosamente contro le fasce più vulnerabili della popolazione. Abbiamo noi per primi suggerito e approvato, ancora di recente, significative modifiche per contrastare eventuali abusi e per incentivare i c.d. “occupabili” ad accettare le offerte di lavoro. Ma occorre un Suo chiarimento definitivo, che ponga fine alle continue polemiche, del tutto irricevibili. Soprattutto non siamo disponibili a considerare ulteriori restrizioni ancora più penalizzanti, preordinate a restringere la portata applicativa di questa riforma. Siamo invece disponibili a valutare soluzioni utili a migliorare il sistema delle politiche attive, che però riguarda solo una percentuale modesta dei percettori di reddito, gli “occupabili”. Da questo punto di vista, la riforma del Reddito di cittadinanza è stata salutare, perché ha messo in evidenza le carenze e il bisogno di una radicale trasformazione delle politiche attive.
Occorre procedere alla creazione di una piattaforma nazionale di domanda e offerta di lavoro, che raccolga tutti i dati dei beneficiari di prestazioni (non solo percettori del Rdc, ma anche di Naspi, Discol, Ds agricola etc…) e veicoli queste informazioni alle imprese, anche mediante notifiche riguardanti il profilo, il settore, il luogo, in modo da incontrare la relativa domanda da parte delle aziende. Questa piattaforma deve servire anche ad anticipare alle aziende le varie agevolazioni, in termini di esonero contributivo, di cui godrebbero assumendo i percettori di reddito.L’esistenza di una platea di 4,5 milioni di lavoratori che hanno buste paga da fame, che ledono la loro stessa dignità, rende assolutamente urgente l’introduzione del c.d. salario minimo. E’ una misura molto diffusa anche in altri Paesi europei. Il nostro progetto di legge valorizza anche i contratti collettivi di riferimento e vale a espungere dal sistema i c.d. contratti pirata. Signor Presidente non riteniamo possibile che questo Esecutivo rimanga indifferente e non dia chiare indicazioni sulla priorità di questa riforma, che coinvolge anche giovani e donne, che continuano a ricevere buste paga indecorose.
E’ ormai prossima la scadenza del termine di sospensione del c.d. “Decreto dignità”. Il tasso complessivo di disoccupazione, secondo gli ultimi rilievi, sembra migliorare. Ma se analizziamo con maggiore attenzione i dati, ricaviamo che è cresciuta la fascia del precariato, con buona parte dei contratti che non superano la durata di trenta giorni, e circa il 9,2 % dei contratti a tempo determinato che hanno la durata di un solo giorno. Non riteniamo più possibile rinviare, ancora una volta, l’applicazione di queste norme destinate a contrastare il precariato. Siamo disponibili a studiare insieme incentivi per favorire le assunzioni a tempo indeterminato, ma rimane fondamentale che le tipologie contrattuali a tempo determinato siano collegate a specifiche causali, onde evitare che continui a dilagare un precariato selvaggio, che mortifica la possibilità per questi lavoratori di elaborare un qualsivoglia progetto di vita.
Signor Presidente, la crisi in atto richiede un intervento straordinario, ampio e organico, a favore di famiglie e imprese. Un bonus da 200 euro non vale a risolvere i gravi problemi che i nostri concittadini stanno affrontando.
Ieri il prezzo unico nazionale energetico (PUN) è balzato a 400euro/MWh e il gas a 200/MWh. Il trend segnala una crescita esponenziale incontrollabile. L’Europa è in ritardo ma l’Italia non può permettersi di inseguire i ritardi dell’Europa.
E’ assolutamente urgente la riforma dei meccanismi di definizione del PUN, prendendo in considerazione il costo medio reale del parco di generazione disponibile (cancellando il c.d. marginal price).
Le abbiamo chiesto più volte uno scostamento di bilancio. Un altro percorso per generare idonee risorse finanziarie è intervenire, con maggiore coraggio e determinazione, nel colpire le numerose speculazioni che in vari settori di attività (settore farmaceutico, assicurativo, oltreché del trading del petrolio e del gas) si sono manifestate in questa fase emergenziale in modo da operare un meccanismo redistributivo a favore delle fasce meno garantite della popolazione.
Con una inflazione così elevata e con una emergenza economica così accentuata è necessario intervenire presto e intervenire bene. Altrimenti, si rischia di arrivare tardi e di sprecare inutilmente risorse ben più consistenti.
Riteniamo assolutamente necessario e urgente intervenire per operare un taglio del cuneo fiscale, utile a rendere le buste paga dei lavoratori più pesanti e a consentire un recupero quantomeno parziale della perdita di potere d’acquisto salariale, che non ha pari in Europa. E’ la strategia che riteniamo più appropriata per contrastare la prevedibile compressione dei consumi e, con essa, una spirale viziosa che rischia di deprimere l’intero sistema produttivo e commerciale.
Misure di sostegno significativo servono anche per imprese e lavoratori autonomi, che non potranno certo sostenere questa impennata del caro-bollette e questa spinta inflazionistica.
Siamo fortemente preoccupati, tanto più che in sede europea non si è ancora riusciti a ottenere una risposta comune ed efficace nel segno della solidarietà. E’ uno scenario che conosciamo bene. Si prefigurò anche nel 2020, quando erano in tanti a chiederci di attivare il Mes, affidando le sorti del Paese a un accordo intergovernativo corroborato da un meccanismo di vigilanza finanziaria. Se avessimo operato in quella direzione, la storia dell’Unione europea non avrebbe registrato quel significativo passo in avanti che è stato il Next Generation EU, costruito sul debito pubblico comune, e il nostro Paese non potrebbe beneficiare delle ingenti risorse destinate a realizzare il PNRR.Questo Governo è nato sotto l’insegna della transizione ecologica e della tutela dell’ambiente (ora anche in Costituzione): la crisi energetica deve indurci ancor più a puntare con forza su massicci investimenti nelle fonti rinnovabili, a cui servono non tanto incentivi quanto certezza delle regole, semplificazione dei processi autorizzatori, e soprattutto il completamento delle regole del mercato elettrico, che in molti settori vede il predominio delle fonti fossili semplicemente perché mancano le regole per “gestire” le rinnovabili. Non siamo disponibili a favorire investimenti nelle infrastrutture a gas o ad “allargare le maglie” delle concessioni di sfruttamento dei nostri giacimenti fossili, operazioni queste che peraltro richiedono tempi medio-lunghi, costi elevati e ritorni incerti. Non si tratta quindi, semplicemente, di non tradire le generazioni future, ma di risparmiare enormi quantità di denaro, dal momento che prima si effettua la transizione, maggiori saranno i vantaggi economici, e soprattutto prima si concretizzerà la realizzazione di un circuito virtuoso di economia circolare, equa e sostenibile.
Con riguardo al “Superbonus 110%”, gli interventi governativi che si sono via via susseguiti e le Sue stesse dichiarazioni rilasciate in ambito europeo, hanno prodotto un clima di forte sfiducia nei cittadini e negli stessi operatori del settore, con il risultato che la circolazione dei crediti fiscali di fatto risulta bloccata, decine di migliaia di imprese sono sull’orlo del fallimento e molti cittadini si ritrovano con i lavori in casa sospesi.
Siamo al paradosso. Una misura che era stata universalmente apprezzata da tutte le forze parlamentari e riconosciuta come virtuosa dalla Presidente della Commissione europea adesso sta producendo un danno collettivo, che rischia di costare migliaia di posti di lavoro.
Per noi è assolutamente imprescindibile che si introduca, con la massima urgenza, una soluzione davvero funzionale, in grado di sbloccare le cessioni e di consentire il completamento dei lavori.Abbiamo assistito allo smantellamento di misure fondamentali per accelerare il processo di digitalizzazione della pubblica amministrazione e per contrastare l’economia sommersa, come il c.d. cashback. Un provvedimento che poteva senz’altro essere migliorato e affinato, ma che si è invece deciso di eliminare con un tratto di penna, senza neppure consultarci.
Signor Presidente, per noi il modo migliore per contrastare l’evasione fiscale (è stata stimata nel 2021 un’economia sommersa pari a 181 miliardi di euro) è servirsi di queste “spinte gentili” e soprattutto creare meccanismi di “prevenzione” basati sull’utilizzo di strumenti di pagamento tracciabili, che creano il contrasto di interessi e conducono alla semplificazione delle dichiarazioni dei redditi. E’ soprattutto grazie al cashback che durante la pandemia siamo passati da pochi milioni di utenti di Spid e AppIo a oltre 25 milioni di utenti per ciascuna di queste applicazioni.
E’ per queste ragioni che riteniamo necessario anticipare l’applicazione del c.d. “cashback fiscale”, il cui principio è già stato opportunamente recepito, su iniziativa del Movimento 5 Stelle, all’interno del testo della delega fiscale attualmente all’esame del Parlamento.
Il cashback fiscale è uno strumento che rende possibile l’accredito immediato sul conto corrente delle detrazioni che normalmente si recuperano solo con la dichiarazione dei redditi, individuando specificamente i settori merceologici e le fasce sociali a cui applicare la misura.
L’idea del rimborso immediato delle spese detraibili si basa sulla convinzione che, per semplificare il sistema delle imposte dirette, occorre affidare la redistribuzione, non più al sistema dichiarativo e delle spese fiscali, sistema ormai fuori controllo, ma ai sussidi diretti secondo lo stesso principio declinato con l’assegno unico e universale per i figli a carico.
Per questa via, potremo iniziare a trasformare gradualmente il sistema attuale delle tax expenditures in un sistema di rimborso diretto e tracciabile in tempo reale, con evidenti benefici anche per le complessive attività di gestione di competenza dell’Erario.E’ assolutamente urgente un intervento sulla riscossione che dia maggiore serenità ai contribuenti vista la recrudescenza della crisi economica.
Dal mese di gennaio al mese di maggio 2021 sono stati notificati 2,6 milioni di avvisi di intimazione in cui si chiede ai contribuenti di adempiere entro 5 giorni dalla notifica, pena l’avvio delle azioni esecutive.
E’ del tutto evidente che siamo di fronte ad una grave, diffusa e generalizzata carenza di liquidità, che riguarda sia le imprese che le famiglie.
Occorre elaborare una efficace misura di definizione agevolata dei debiti iscritti a ruolo presso l’Agente per la Riscossione.
Non si chiede un condono, ma sicuramente una agevolazione che conceda ai contribuenti termini più lunghi per pagare le sole imposte o i soli contributi, al netto di interessi e sanzioni, anche in considerazione del fatto che tra le cause di non punibilità previste dalla nostra disciplina tributaria vi è la “forza maggiore”, che nessuno di noi si sente di escludere riferendosi al periodo complesso che stiamo vivendo.
In ogni caso, va consentito il pagamento in forma rateale, con un piano di
ammortamento congruo di almeno 120 rate mensili, a tutti i contribuenti destinatari degli atti della riscossione, inclusi coloro che risultino decaduti da precedenti rateazioni, anche a valere sul medesimo debito inscritto a ruolo.Più in generale, si preannuncia un periodo caldo per i decreti legislativi, a partire dalla materia processualpenalistica. Sono decreti che segneranno il volto del nostro ordinamento giudiziario e del nostro “sistema-giustizia”. Sono testi e proposte che vanno esaminati anzitempo e non possono arrivare in Consiglio dei ministri senza un adeguato confronto. In particolare, sarebbe importante, anche per maggiore rispetto nei confronti del Parlamento, introdurre una clausola, per ogni legge di delegazione, che preveda che ogniqualvolta il Governo non si conformi al parere espresso dalle Commissioni parlamentari, il Governo stesso ritorni in Parlamento per motivare specificamente la sua scelta e solo dopo questo passaggio sarà possibile l’approvazione definitiva del decreto legislativo. Una clausola simile è stata già introdotta con riguardo alla delega sul codice dei contratti pubblici. In una stagione che si preannuncia densa di decreti delegati sarebbe un modo per interloquire più appropriatamente e approfonditamente con il Parlamento senza alterare la ripartizione di ruoli e funzioni quali costituzionalmente previsti.