Scacco al Messia: La Riunione
per gli anelanti trascendenti e attivi sviluppatori, ecco un paragrafo del racconto Scacco al Messia.
LA RIUNIONE
Seduti intorno a un tavolo, tutti ascoltavano le ultime spiegazioni di quel giovane che sicuramente discendeva dalle tribù d’America.
Rama s’interruppe un istante per riconsiderare le proprie parole, poi proseguì: “Riesaminando quanto detto dal punto di vista della Tradizione, la leggenda è questa: il Creatore fece l’uomo a sua immagine, ma lo lasciò incompiuto perché potesse svilupparsi armonicamente, in accordo al processo della Natura, nella quale lo aveva posto per dirigerla.
“D’altra parte, l’uomo non avrebbe potuto dispiegare un altro livello di coscienza fintanto che non avesse interamente popolato il pianeta e non avesse intrecciato una rete di comunicazione tra tutti gli angoli del mondo. Se la specie umana fosse stata capace di ricoprire, come delicato tessuto, tutta la Terra, allora si sarebbe potuto affermare che essa aveva maturato la propria coscienza ed era in condizione di propagare la vita verso altri punti del sistema solare.
Come in tutti i processi, fin dall’inizio hanno agito qui tre forze: la forza differenziatrice, la forza complementatrice e quella sintetizzatrice.
Trattandosi di una sequenza evolutiva, ogni nuova sintesi si espandeva rispetto a quella che la precedeva e, raggiunto il suo apogeo, iniziava un nuovo processo di differenziazione, fino a esaurire la triade, sostituendo i vecchi elementi con i nuovi generati nel suo interno.
Mentre le culture e le civiltà decadevano una dopo l’altra, gli elementi più evoluti di un livello creavano le condizioni necessarie per un livello superiore.
Le culture isolate dell’inizio divennero complementari tra loro grazie ai contatti che si stabilivano, grazie allo scambio economico, lo sviluppo delle comunicazioni, il confronto delle loro politiche, delle loro espressioni artistiche e delle loro religioni.
Il fenomeno andò aumentando di triade in triade, simile ad una spirale ascendente, in cui ogni voluta ha maggior diametro della voluta precedente.”. - Rama fece una pausa, poi riprese:
“Considerando tali processi, i pensatori elaborarono due concezione principali, antagoniste tra loro: quella ciclica e quella lineare.
La prima conduce ad una interpretazione ripetitiva della storia, la seconda ad una interpretazione evolutiva.
Accade in verità che ad ogni tappa evolutiva i processi nascono, crescono e si riproducono con il passaggio degli elementi progressivi alla tappa successiva, mentre quelli regressivi decadono e muoiono.
Orbene, quando le culture erano isole, esse avevano la possibilità di svilupparsi senza notevoli influssi esterni. Ma le cose mutarono con il tempo, fino ad arrivare alla tappa attuale, nella quale tutte le culture esistenti sul pianeta sono in comunicazione tra loro e appartengono alla stessa struttura. Di conseguenza, tutto quello che accade in un punto si ripercuote su tutto il globo e niente di quello che accade può essere isolato dall’insieme.
Questo sistema globale al quale si è giunti (e che tende a intrecciare tra i suoi elementi interni rapporti sempre più stretti) rende impossibile il verificarsi di fenomeni indipendenti.
Come esempio di sistema in movimento, consideriamo un’astronave che si allontana dalla Terra. Se un astronauta esce dal modulo di comando, in tutti i casi egli continua ad essere trascinato dalla forza d’inerzia del sistema al quale appartiene e la sua libertà di movimento è sempre relativa ad esso.
Supponiamo adesso che il navigatore possa spostarsi dalla prua ai motori di propulsione in ragione di tre km. orari. Li raggiungerebbe in meno di un minuto. Apparentemente, allora, si sarebbe avvicinato alla Terra. In effetti, si sarebbe avvicinato in rapporto alla prua in quel momento, ma in quel minuto di marcia tutto il sistema si troverebbe a cinquecento Km. di distanza dal pianeta (supponendo che la velocità dell’astronave sia di trentamila Km. l’ora).
Ebbene, l’attuale sistema mondiale condiziona qualsiasi fenomeno in modo che esso dipende dall’insieme. Il processo storico nel quale ci troviamo inseriti, ci trascina alla velocità che esso stesso impone. I nostri movimenti sono relativi a tutto il sistema in marcia e rigorosamente dipendenti.
Se per l’evoluzione dell’uomo furono catapultati in ogni tappa (da un certo circolo che non ignoriamo) esseri eccezionali che riuscirono ad orientare tutto il processo nella direzione che proponevano, è assolutamente inutile che fattori regressivi tentino di marciare dalla prua ai motori di propulsione.
Il momento attuale riassume tutta la storia passata dell’uomo e proietta quest’ultimo verso il suo sviluppo in direzione della meta verso cui fu proiettato fin dal momento del lancio.
In tale contesto ha senso parlare di un Destino dell’uomo.
Coloro che sono avvezzi ai termini tecnici della biologia possono considerarlo, se preferiscono, come la preparazione del codice genetico elementare dell’essere vivente che si limita a sviluppare nel confronto con l’ambiente i caratteri “registrati” nel DNA basico.
Gli uomini credono di fare la storia, quando in realtà è il loro condizionamento genetico che li evolve lungo una retta determinata. E’ chiaro che ad ogni tappa assistiamo a correzioni di rotta che impediscono la deviazione, così come la lotta con la natura e il confronto con l’ambiente imprimono nuovi caratteri all’essere vivente che modificano la sua esperienza e gli consentono una migliore utilizzazione di possibilità….ma sempre possibilità relative al sistema nel quale è inserito.
Se la storia sembra ripetersi ad ogni tappa, nel processo generale essa cambia sempre.
Nei momenti opportuni quegli esseri prima menzionati hanno provocato correzioni di rotta e le loro lotte sono sempre state in favore del cambiamento e della evoluzione e contro l’inerzia e la stupidità.
Quei momenti opportuni sono conosciuti col nome di “messianismo”. Poco importa se gli uomini che si incaricarono di tale missione erano messia nel senso obiettivo del termine, o se rispondevano al bisogno spirituale dell’epoca.
Tutte le volte che essi apparvero, apportarono una nuova rivelazione dell’Essere , un nuovo stile di vita e un nuovo livello di coscienza, ma lo fecero nel momento stesso in cui si concludeva una grande tappa, agendo da anello di congiunzione tra un mondo in agonia e un altro giovane e luminoso, che gli spiriti più alti di ogni epoca potevano intuire all’orizzonte che toccava loro contemplare.
Bastarono sempre pochi grandi uomini per provocare nei grandi insiemi traumi adeguati alle circostanze materiali e allo stato psicologico delle società nelle quali competeva loro di agire.
Siamo in grado di comprendere queste relazioni partendo da un altro angolo di visuale.
Oggi non si può negare che sia possibile la trasmutazione del piombo in oro. E coloro che perseguitarono i nostri alchimisti, mugugnano adesso di fronte ai ciclotroni dei fisici, anche se sono costretti ad ammetterli.
Sappiamo che l’accelerazione delle particelle opera trasmutazioni, ma al momento attuale l’opinione pubblica giudica inammissibile che l’uomo possa accelerarsi interiormente da sé, possa accelerarsi psicologicamente, come per provocare in se stesso la propria trasmutazione.
Nessuno ignora che in Chimica catalizzatori, introdotti in minima quantità, operano enormi accelerazioni in grandi insiemi. Allo stesso modo, uomini trasmutati nelle diverse epoche, modificarono con i loro insegnamenti il codice dei grandi insiemi. Tuttavia, nel trasferimento di tali insegnamenti (dottrine) da un periodo all’altro, invariabilmente si accrebbe “il rumore dell’informazione”, tanto per usare un termine di cibernetica. Cioè, si degradò ciò che era stato spiegato all’inizio.
Ogni volta che ciò si è verificato, si è prodotto un nuovo segnale in grado di rimettere ordine nell’insieme, proprio come avviene nei circuiti di retroalimentazione. In altre parole, si scaraventò fuori bordo tutta la merce avariata.
Se non si fosse agito in tale modo, tutto sarebbe finito nel caos totale come ci tramanda il mito della Torre di Babele a proposito della “confusione delle lingue”. Dovette accadere proprio questo perché fu tale l’aumento del rumore dalla fonte emittente al recettore, che il messaggio in ogni caso arrivò totalmente distorto.
Malgrado l’esempio, non bisogna credere che ci stiamo riferendo soltanto a problemi di espressione e significato linguistico, ma all’agire umano in generale.
Tornando al nostro tema iniziale e alla Tradizione: non erano certo folli coloro che parlavano di composizione geometrica del mondo, di triangoli delle cose, né erano ingenui coloro che parlavano di cambiamento del vino in sangue e del pane in corpo. D’altra parte, anche se costoro erano ispirati dalla mistica del Risveglio e il loro linguaggio era in qualche misura poetico, la verità che trasmisero non fu mai molto distante da quello che oggi conosciamo come Scienza.
Accade, amici miei, che ciò che è valido per il mondo della natura è valido anche per il mondo dello spirito, perché tali mondi non sono separati, ma sono il medesimo Universo.
Non abbiamo colpa se la morale attuale e alcune correnti scientifiche continuano ad essere manichee.
Bene e male, materia e antimateria, sono aspetti di una stessa realtà e non entità separate.
Adesso che l’uomo si trova in condizione di pensare in modo globale, può cominciare a vedere le cose nel loro complesso, comprendendo che le polarità si invertono secondo un ciclo elettrico, che esistono polarità neutre, che tutto muta di continuo, e che tale mutamento, apparentemente violento in alcuni casi, è armonico, ordinato, strutturale.
Per concludere, voglio fare un ulteriore riferimento al racconto.
La leggenda fa capire che alla fine dei tempi la famiglia umana sarà in perfetta comunione e tutti gli uomini saranno in grado di sapere nello stesso istante ciò che accade in altre regioni (qualunque sia la distanza).
Allora, quando quella delicata pelle di coscienza ricoprirà tutto il pianeta, proprio dall’inizio della storia sorgerà un pugno di esseri il cui numero e qualità permetteranno all’uomo di risvegliarsi come specie nuova, degna di portare la vita nell’Universo collaborando così al piano del Creatore.”.
Quando Rama finì la sua dissertazione, si guardò intorno con aria di complicità.
Pochi istanti dopo, un tale dall’accento straniero osservò:
“Per tutto ciò che hai detto e spiegato comprendiamo che hai fatto la tua parte, ma noi che cosa dobbiamo fare?”
“Produrre il numero che manca” - rispose Rama.
“Il numero è sufficiente” - replicò lo straniero.
“Senza dubbio, ma è necessario ottenere un numero altamente qualificato e distribuirlo nei luoghi più adatti. E’ dagli Stati Uniti (prima che crollino) che soffierà il nostro messaggio……” - Poiché aveva notato una certa insofferenza nel gruppo, aggiunse motteggiando: -“A coloro che guardano quel popolo con disprezzo, conviene che si ricordino del detto gallego: “Dio scrive diritto con linee storte”.
In quell’istante entrò nella stanza Fernando, un compagno dei primi tempi.
“Cos’è successo?” - domandò qualcuno.
“Decidono oggi alle venti. Ma lo faranno a partire da domani. Per adesso cercano soltanto di misurare la nostra capacità di reazione.”.
“Bene” - interloquì una ragazza rivolgendosi a Rama - “Stanotte alle ventiquattro bisogna che tu ti faccia trovare all’angolo di via Ayacucho e Paso con via Vicente Lopez. Arriveranno i nostri e faranno la loro parte.”
Rama, vedendo che la notte era piuttosto avanzata, si rivolse a Fernando e gli disse con tono vivace:
“Sbrigati, non abbiamo molto tempo.”
Il giovane guardò Rama e gli altri con calma e prima di uscire osservò:
“Peccato che questi paesi del Sud America non abbiano la pena di morte. Un giudizio pubblico, invece delle notizie che pubblicherà la stampa, avrebbe un risultato molto più istruttivo. E poi un attentato non ha né la forza morale né coinvolge il sistema così totalmente quanto un’esecuzione che possa poi alimentare il complesso di colpa di tutta una società” - fece un gesto spiritoso e guadagnò l’uscita.
“Li anticiperemo sempre, forzando le conseguenze.” - aggiunse la ragazza a bassa voce.
Tutti assentirono.
Ascoltarono ancora una volta il Cantico della Creazione.
Poi Rama salutò tutti e uscì da una porta laterale.